I giochi da tavolo sono sempre stati un fenomeno diffuso in tutto il mondo come momento di condivisione e di aggregazione, soprattutto verso il calar del sole quando ci abbandoniamo allo svago tra gli affetti più cari.
Sono un’occasione importante per la vita sociale di ognuno di noi, un momento per celebrare le feste o condividere una domenica pomeriggio tra scacchi, pedine, dadi e qualche dolcetto di troppo. É sempre stato così, fin dall’antichità.
I giochi da tavola hanno una storia da raccontare, ricca di sapori mediorientali che si mescolano con culture e tradizioni locali.
È il caso, ad esempio, dei Mancala di 3.000 anni fa, i famosi “giochi di semina” diffusi soprattutto in Africa, in Medio Oriente, nel Sudest asiatico e in alcune zone dell’America. Una sorta di scacchi ad azioni a turno: un tavoliere in legno in cui sono incise 6, 8 o 10 buche, chiamate case o pozzi, disposte in due o quattro file parallele. Due i granai, le buche più grandi all’estremità del tavoliere, in cui riporre i propri semi. Vince chi cattura più semi dalle case dell’avversario e riesce a riempire il proprio granaio.
Senz’altro un gioco dalle forti valenze antropologiche e psicologiche, oltre che ludiche e di esercizio strategico e di calcolo matematico; tant’è vero che nelle culture africane il Mancala è noto anche come semina magica, un momento in cui si propizia il buon raccolto.
Ma non solo, nella terra dei Faraoni, ai tempi di Tutankhamon, la classe sociale più ricca, gioca a Senet, un gioco di sfida con il Destino dai significati religiosi: un passaggio, un “Senet”, appunto, verso la vita ultraterrena dove è il destino a decidere la sorte dei giocatori. Un tête-à-tête dove sette pedine bianche e sette pedine nere si scontrano su una scacchiera di trenta caselle con l’obiettivo di sfuggire alla Sorte.
Come ad esempio nel caso della Kubeia per gli antichi Greci in cui il Destino viene stabilito dalle sei facce del dado.
Come ci racconta la storia, il gioco non è soltanto un momento di socialità ma è l’espressione di una cultura e di una società che simula la realtà annullando le gerarchie sociali e le differenze di età, liberando la propria immaginazione e creatività.