Ti sei mai chiesto che cosa si intenda per la parola “gioco” e quale sia la sua etimologia?
Il gioco, letteralmente il giuòco, deriva dal latino iŏcus ovvero “scherzo”, “burla”.
I bambini ridono, scherzano, giocano a nascondino. E si prendono in giro con il sorriso: oggi, come nell’antichità.
Nella lingua italiana la parola “gioco” viene attribuita ad attività più specifiche di tipo ricreativo, di competizioni e di divertimento definite da regole e obiettivi ben precisi.
Tutti giocano, in un modo o in un altro. A casa, all’aria aperta, con una palla o con il secchiello e le formine. Con le carte o le pedine, e perfino con una barzelletta o un ammicco di troppo.
Anche gli animali giocano, che siano cuccioli di Golden Retriver o Giraffe Reticulate del Kenya.
Perché, come testimoniano importanti studi pedagogici, il divertimento ludico è indispensabile per la crescita e lo sviluppo dei piccoli e fondamentale anche per gli adulti che cercano un momento di evasione e di svago dalla routine quotidiana.
Significa conoscere e imparare, scambiare e confrontare idee come fonte di arricchimento e di crescita intellettiva della propria persona.
Il gioco aiuta la fantasia e a controllare l’emotività; si impara a socializzare e a comunicare efficacemente con tutti, anche con gli animali.
Ma non solo, è cultura e strategia: a volte si vince e altrettante volte si perde. L’importante è aver partecipato con entusiasmo.
Che sia al mare a far danzare in cielo l’aquilone più colorato della battigia, la casetta in mattoncini Lego più imponente, o un gioco da tavola in compagnia della famiglia, questo è il vero segreto della vita: non smettere mai di divertirsi.