Un’oca, un itinerario a spirale da percorre in senso antiorario.
Nel Gioco dell’Oca, così come nella vita, ogni azione, ogni movimento, non è sempre una mossa vincente, un passo in avanti. Talvolta siamo costretti a rimanere fermi, a saltare il turno, e indietreggiare. Ma tornare indietro, a volte, fa bene, è un’occasione per riflettere ed elaborare una strategia vincente. E se incontri l’occasione giusta abbrevi il percorso e raddoppi il punteggio.
Hai fatto strike, come si direbbe durante una partita di bowling.
L’Oca, che dà il nome al famoso gioco, è un uccello tenuto in grande considerazione da molti popoli antichi, a partire dagli egizi per giungere ai romani, simbolo di protezione del tempio di Giunone nel Campidoglio, ma anche guida dei pellegrini, per i celti.
Il Gioco dell’Oca inteso come gioco da tavolo risale all’epoca de I Medici, quando nel 1580 il Granduca di Toscana Ferdinando I De’ Medici regalò “il nuovo e molto dilettevole giuoco dell’oca” al Re di Spagna Filippo II, allora decorato con teschi, ponti, labirinti, corde e naturalmente un’oca al centro del tabellone.
Fu subito un successo, un momento di svago e di divertimento a corte, tant’è vero che da quel momento si diffuse in tutta Europa e le decorazioni tradizionali vennero rielaborate fino ad arrivare ai giorni nostri con una grafica a sfondo contadino dove i bambini giocano spensierati con le oche tra campi coltivati e botteghe artigiane.
Sono sessantatré, ma a volte novanta, le caselle contrassegnate da numeri e illustrazioni ludiche su cui i giocatori muovono le proprie pedine al lancio della coppia di dadi; si parte dallo “Start” e si avanza a turno in base al numero ottenuto.
I più fortunati incrociano le dita sperando di occupare alcune delle tredici caselle contrassegnate dalle oche per poter raddoppiare il punteggio e avanzare più velocemente lungo il tabellone.
Attenzione a non imbattersi nei pericoli che rallentano il percorso facendo saltare turni o retrocedere: al “ponte” si paga la posta e si ripete il movimento, alla “locanda” si rimane fermi per tre turni, al “pozzo” si rimane fermi fino all’arrivo di un altro giocatore che viene a sua volta imprigionato, al “labirinto” si torna indietro di tre caselle e allo “scheletro” si torna al punto di partenza.
Chi vince? Chi arriva per primo al giardino dell’oca.